Secondo l'Onu l'unica strada da intraprendere per arrivare ad una soluzione che - almeno in parte - risolva i problemi ambientali e alimentari del nostro pianeta è quella di adottare una dieta priva di prodotti animali. Sono anni che le associazioni ambientaliste e animalisti urlano ai quattro venti che gli allevamenti causano emissioni di gas e deforestazioni. Grida che alla soglia del disastro sono finalmente state ascoltate.
In ambito del Programma Onu per l’ambiente, nelle conclusioni dello studio dal titolo "Assessing the environmental
Impacts of Consumption and Production", gli scienziati mettono in
guardia sui rischi della prospettiva in cui all’incremento in corso
della popolazione mondiale corrisponda un aumento dei consumi di carne,
pesce, latte e uova, che avrebbe conseguenze ambientali devastanti
prevenibili solo con un drastico cambiamento delle abitudini alimentari
mondiali e la rinuncia all’utilizzo, da parte di tutti, dei prodotti
animali. Secondo le proiezioni pubblicate quest’anno dalla Fao, inoltre,
l’attuale modello culturale e la diffusione del consolidato stile di
vita occidentale porterà la produzione di carne a più che raddoppiare
entro il 2050 (arrivando dagli attuali 228 milioni di tonnellate a 463
milioni).
Il rapporto Onu indica la zootecnia tra le prime voci delle priorità da
affrontare nel prossimo futuro, riconoscendo l’allevamento degli animali
come una delle cause primarie all’origine dell’inquinamento e del
riscaldamento globale, che provoca all’ambiente più danni rispetto alla
produzione di materiali per l’edilizia, come sabbia e cemento e
materiali come plastica e metallo, e sottolinea che le coltivazioni per i
mangimi animali sono dannose come il consumo di combustibili fossili. Basti pensare che servono 25 kcal di cereali per ottenere un solo kcal
di carne bovina, 11 volte più rispetto all’energia necessaria per la
produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. E il rapporto è di
57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le
uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1
per il pollo. A conti fatti, per ottenere un chilo di manzo da allevamento intensivo
si sprecano duecentomila litri d’acqua a fronte dei duemila che bastano,
ad esempio, per la stessa quantità di soia dal valore nutritivo
comparabile. Negli ultimi paragrafi del rapporto Onu, nel capitolo sui consumi, gli scienziati sottolineano quanto sia diretto il rapporto tra dieta e salvaguardia del pianeta e
come scegliere i prodotti animali comporti un ben maggiore impatto
rispetto ai prodotti vegetali.
fonte: liberazione
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