Iniziano oggi le Olimpiadi invernali a Sochi, nella
Russia meridionale. Oltre alla costante paura per eventuali attentati, la città
si è trasformata in un vero e proprio inferno per i cani randagi (esattamente come Kiev nel 2012 in occasione
degli Europei di calcio). L'intento è sempre lo stesso: 'ripulire' le strade.
Essendo praticamente una catastrofe annunciata, già da mesi le associazioni
animaliste avevano sollecitato le autorità russe a mirare ad una parziale
risoluzione del problema randagismo attraverso una campagna di sterilizzazione.
Suggerimento evidentemente ignorato, visto che nei giorni scorsi la ditta
specializzata Basya Services, ha ricevuto l’ordine di liberare le strade (con
metodi non specificati) da quella che è stata definita ‘spazzatura biologica’. Il copione si ripete per l'ennesima volta e
migliaia di esseri viventi pagano con la loro vita l'egoismo e il menefreghismo
umano.
Per fortuna, in questo macabro scenario è spuntata la
luce di Volnoe Deloe, un rifugio per cani sostenuto dal miliardario russo Oleg
Deripaska, impegnato in uno sforzo frenetico per salvare i randagi che
rischiano la vita a causa delle Olimpiadi. Il programma di salvataggio è
coordinato da Olga Melnikova, che secondo una sua dichiarazione rilasciata al New
York Times le avrebbero risposto: «O
prendete tutti i cani dal villaggio olimpico, o li uccideremo. Ci hanno dato
tempo fino a giovedì». Oggi dunque è scaduto il tempo.
Purtroppo non tutti i randagi sono stati messi in salvo, infatti, i residenti
di Sochi hanno raccontato di aver visto cani
colpiti con frecce avvelenate e poi buttati nei camion dell'immondizia. Non
solo, Alexei Sorokin (capo della Basya Services) ha confermato che la sua compagnia
è stata incaricata dalle autorità di catturare e abbattere gli animali. Secondo
un'attivista interpellata dal Times,
sarebbero già stati uccisi circa 300 cani ogni mese a partire da ottobre. Non ci
sono parole, davvero.
L’unica cosa che possiamo fare è unirci all’Oipa inviando
una lettera di protesta alle autorità russe: VAIALLA PAGINA
Inoltre, possiamo o meglio dobbiamo firmare la petizione mondiale lanciata da Care2
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