E' stato pescato nei giorni scorsi uno squalo elefante a largo di Santa Teresa. Si tratta di una femmina molto giovane, lunga “solo" 2.50 metri circa e finita accidentalmente in una rete da posta. L'esemplare è stato preso in consegna dal Parco dell’Asinara che collabora con il progetto Operazione Squalo Elefante per le attività di prelievo e analisi sui tessuti dell'esemplare. "Lo squalo elefante è stato pescato a largo di Santa Teresa. Ad avvisarci un capitano della Capitaneria di Porto di La Maddalena che ha seguito i corsi di formazione organizzati dal progetto e, contemporaneamente, da pescatori e operatori turistici locali membri della nostra rete di osservatori - ha dichiarato Eleonora de Sabata referente del progetto portato avanti dall’associazione MedSharks e dal Settore Conservazione Natura di CTS con l'importante sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e dell’Associazione Italiana della Fondazione Principe Alberto II di Monaco Onlus. Il progetto ha come scopo quello di studiare il comportamento di questi innocui giganti del mare e di raccogliere segnalazioni di avvistamenti e catture di questi squali migratori che si spostano nei mari in cerca di plancton di cui si nutrono. Nel nord della Sardegna si registra il più alto numero di segnalazioni di questi squali a testimonianza dell'importanza che quest'area riveste come corridoio di transito nel Mediterraneo.
“Gli squali elefante si avvicinano regolarmente in Sardegna - continua la de Sabata
- soprattutto in inverno e primavera. Forse a causa dell'inverno mite, però, questa è la prima segnalazione dell’anno per la zona, mentre abbiamo avuto qualche avvistamento in Puglia. E’ bene ricordare che lo squalo elefante è innocuo: si nutre infatti di plancton, piccoli gamberetti che nuotano in acqua. Lanciamo quindi un appello al pubblico: se avvistate una grande pinna in mare, fatecelo sapere contattando la Capitaneria di Porto locale o attraverso il sito web."
Questi animali, protetti da diverse convenzioni internazionali e a rischio di estinzione, sono particolarmente minacciati a causa di catture accidentali e collisioni con imbarcazioni. A queste minacce si è aggiunto anche l'inquinamento. Già nel 2013 le analisi svolte in collaborazione con l’Università di Siena hanno rivelato la presenza di tracce di ftalati - prodotti chimici che vengono aggiunti alle materie plastiche per renderle più flessibili - nei muscoli dello squalo elefante. Ciò significa che gli squali elefante, hanno mangiato la plastica che galleggia in mare e l’hanno anche assimilata.
Questo straordinario animale - che può raggiungere 8-9 metri di lunghezza - si nutre di plancton ed è il secondo pesce più grande del mondo. Cresce lentamente e può vivere oltre 50 anni. Riesce a filtrare più di 1800 tonnellate di acqua all’ora. Nonostante le dimensioni può saltare completamente fuori dall’acqua. Una volta pulito l'esemplare verrà imbalsamato ed esposto all'interno di una mostra dedicata agli squali nell'ambito del progetto SharkLife allestita al Parco Nazionale dell'Asinara.
"Insieme al progetto OSE infatti un altro progetto Life+ della Commissione Europea ha come obiettivo la conservazione degli squali nel Mediterraneo - dichiara Stefano Di Marco Vice Presidente CTS capofila del progetto - Si chiama SharkLife e la mostra è solo una delle attività previste tra quelle mirate ad informare soprattutto i pescatori sullo stato di conservazione e a ricercare la loro collaborazione per ridurne la mortalità derivante da catture accidentali come in questo caso. A questo proposito grazie al progetto LIFE+ si sta sperimentando un prototipo elettronico, sviluppato dall’Università della Calabria, che verrà attaccato alle reti da posta per segnalare animali di grosse dimensioni impigliati accidentalmente nelle reti. In sostanza un sms avviserà il parco di questa presenza in modo da intervenire subito per la liberazione e sopravvivenza degli animali."
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