lunedì 5 maggio 2014

Bulimia: una bestia ch divora l'anima - La mia intervista alla psicoterapeuta Imma Di Meglio

Lo stereotipo della bellezza è una minaccia costante. Spesso risiede nella parte debole del subconscio, pronta a sferrare il colpo letale quando si è più vulnerabili, provocando un inarrestabile annichilimento che prende il nome di disturbo alimentare. Spesso i disturbi alimentari come la bulimia nervosa sono sottovalutati o ricondotti unicamente alle donne. In realtà, il numero di bulimici di sesso maschile è in forte crescita. Il 40% dei disturbi del comportamento alimentare – che solo in Italia interessano 2 milioni di giovani – si manifesta tra i 15 e i 19 anni, ma negli ultimi anni si è assistito a un notevole abbassamento dell’età: i primi “segnali” possono comparire anche nella preadolescenza, tra gli 8 e i 12 anni. Certo ammettere di essere malato è difficile, spesso impossibile, ma proprio in virtù di queste difficoltà cerchiamo di addentrarci in questo vorticoso mondo ancora ricco di tabù e falsi miti. La psicoterapeuta Imma Di Meglio, consulente di Barletta News, ci aiuterà a far luce sulla bulimia nervosa,un disturbo alimentare ha delle regole ben precise, racchiuse in un decalogo diffuso da numerosi blog “ProAna”.

Partiamo dal principio. Che cos’è la bulimia? Da cosa nasce? Esistono tipologie differenti?

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da: abbuffate ricorrenti – con la sensazione di perdita di controllo durante l’episodio e assunzione di una grande quantità di cibo in un discreto periodo di tempo, considerata inusuale in simili circostanze – e ricorrenti condotte compensatorie inappropriate, per prevenire l’aumento di peso (ad esempio il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, iperattività o eccessiva attività fisica, dieta restrittiva). Per fare diagnosi di bulimia nervosa le abbuffate seguite da condotte eliminatorie devono verificarsi almeno due volte alla settimana per tre mesi. Chi soffre di questo disturbo presenta una bassa autostima. Non esiste una causa specifica che determini l’insorgenza di questo disturbo, nonostante ciò, come anche l’anoressia nervosa, queste patologie sono alimentate da idee disfunzionali nei confronti del peso e delle forme corporee, idee che in molti casi derivano dagli imperativi culturali che impongono di raggiungere un livello di peso non realistico. Queste idee si legano alla scarsa autostima di chi cade vittima di tali disturbi fortificando la credenza che i propri fallimenti personali o insuccessi siano in qualche modo legati al peso e che il raggiungimento della magrezza o del controllo del peso possano migliorare la propria autostima. I pazienti che soffrono di bulimia nervosa sono suddivisi ulteriormente nei sottotipi con “condotte di eliminazione”e “senza condotte di eliminazione” in base alla frequenza più o meno regolare delle condotte eliminatorie.

Quali sono i campanelli d’allarme più e meno comuni?

Solitamente il paziente che soffre di bulimia nervosa presenta un peso normale, spesso riacquista i chili persi dopo una dieta o un periodo di anoressia, questo infatti inganna i familiari o chi vive assieme, che crede che l’aumento ponderale sia indice di guarigione dall’anoressia. Sarebbe utile fare attenzione al tempo che la persona passa in bagno dopo i pasti o se finiscono le scorte di alcuni cibi. Spesso i bulimici mangiano con moderazione in pubblico, provano vergogna a mangiare in pubblico, non si sentono “degni” di mangiare, perché non si sentono magri, per poi abbuffarsi in privato. A volte nascondo le scorte di cibo negli armadi o nei cassetti.

Oltre alla pratica di provocarsi il vomito, i bulimici usano impropriamente lassativi e diuretici. Quali sono i principali effetti collaterali, sia fisici che psicologici, di questo disturbo alimentare?


Il vomito auto-indotto e l’abuso di lassativi sono associati a varie complicanze fisiche tra cui:
-ingrandimento delle ghiandole salivari
-erosione dello smalto dentale;
-carie dentali;
-affaticamento;
Inoltre vanno incontro a gravi squilibri elettrolitici come:
-disidratazione;
-gonfiore addominale
-rigonfiamento dei piedi e delle caviglie;
-ulcere o lacerazioni della mucosa della bocca o della gola;
-costipazione;
-crampi gastrici;
-intorpidimento e formicolii agli arti;
-capogiri, debolezza e svenimenti;
Il vomito auto-indotto può originare disturbi cardiaci anche gravi e/o mortali, nonché danni e lacerazioni alle pareti dello stomaco importanti.

Leggevo che esistono dei cibi particolari che catturano l’attenzione dei bulimici. Ad esempio cibi dolci, morbidi, facili da masticare o inghiottire velocemente. È vero?

Si, solitamente il cervello, quando riceve segnali di denutrizione dal resto del corpo identifica e riconosce nei cibi ricchi di carboidrati (pane, biscotti, merendine, cioccolata,ecc.) quei cibi che nel minor tempo possibile riescono a fornire un massimo livello di energia utile e spendibile. Per questo motivo se andiamo a fare la spesa a digiuno ci ritroviamo il carrello pieno di cibi poco sani, dolci complessi, e subito mangiabili. Non possiamo ingannare a lungo il nostro corpo, prima o poi ci “chiede il conto”. Se ad esempio abbiamo voglia di dolce e zuccheriamo il caffè con un dolcificante, dopo un po’ il nostro cervello riformulerà la sua richiesta di dolce e quindi di energia sotto forma di zuccheri e carboidrati ad esempio, possiamo ignorare tale richiesta qualche volta, ma alla fine il cervello “organizza” una perdita di controllo che si manifesterà in un’abbuffata.

E’ vero che gli attacchi bulimici si manifestano più frequentemente nelle ore notturne?

Non esistono orari o periodi della giornata precisi in cui possono avvenire le abbuffate. Spesso, ma non sempre, i bulimici organizzano e premeditano le loro abbuffate nei momenti in cui sanno di essere soli, perché provano un forte senso di vergogna per la modalità e la quantità di cibo che ingeriscono.

Durante alcune ricerche mi sono imbattuta in forum e pagine social che inneggiavano alla bulimia. La cosa assurda è che gli iscritti sono veramente tanti e tutti hanno il medesimo obiettivo: perdere più chili possibili. I vari traguardi raggiunti, inoltre, sono spesso documentati da immagini o fotografie. Come si spiega la nascita di queste realtà irrazionali?

Nasce tutto per un senso di condivisione, una folle ricerca di sostegno e una ricerca di rinforzo. Come ho accennato prima chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare ha come obiettivo quasi “vitale” nonostante il paradosso del termine, di raggiungere un peso basso e la condivisione di pratiche da emulare diventa “utile” a questo scopo.  Non tutte le persone che soffrono di un disturbo alimentare però amano condividere i propri vissuti.

Spesso in età adolescenziale la bulimia inizia come una pratica di gruppo, come un gioco deleterio da svolgere negli spogliatoi o nei bagni scolastici. Ma com’è possibile? La disinformazione è davvero così tanta da far sottovalutare con grande scioltezza la gravità di questo disturbo?

Sicuramente non c’é molta informazione. Sarebbe utile, più che informare sulle varie modalità e pratiche, sui rischi gravi e mortali che questa malattia può provocare. I film che trattano di queste problematiche spesso diventano uno spunto per i giovani. I protagonisti di questi film che trattano di anoressia e bulimia sono magri o comunque solitamente sono oggetto di attenzione, quindi diventano facilmente soggetti da emulare o prototipi a cui aspirare perché personificano la realizzazione dell’obiettivo del paziente con DCA.

A volte accade che il momento in cui una persona bulimica si riconosce come tale, arriva troppo tardi. Quando si riesce ad intervenire in tempo in cosa consistono la terapia e la riabilitazione fisica e psicologica?

Solitamente la persona che soffre di bulimia è più motivata di chi soffre di anoressia a cambiare la propria situazione, perché avverte ed è consapevole della perdita di controllo sul cibo . Le abbuffate determinano un senso di fallimento continuo diminuendo drasticamente la stima di sé che poi si generalizza in tutti gli ambiti di vita. La persona che soffre di bulimia riesce e a mantenere un normopeso ma non è quello il suo obiettivo, l’obiettivo è sempre quello di regolare il peso ad un valore più basso, ma non ci riesce. Spesso il bulimico “invidia” l’anoressico per il semplice fatto che questo riesce a mantenere il controllo del cibo. In realtà entrambi sono in balia della malattia. L’approccio terapeutico alla bulimia nervosa come quello per i disturbi alimentari in generale è un approccio di tipo multimodale e multidisciplinare che comprende un intervento e un sostegno di tipo medico, per quelli che sono i disturbi fisici che le abbuffate e le condotte eliminatorie determinano; spesso psichiatrico e soprattutto psicoterapeutico, in particolare di tipo cognitivo-comportamentale; interventi di educazione alimentare, molto importanti per far cadere le false  credenze sul cibo, che ha la maggior parte delle persone che soffre di disturbi del comportamento alimentare.

Un’ultima domanda. La bulimia si lega spesso all’anoressia?

La bulimia spesso è l’evoluzione dell’anoressia nervosa, perché arriva un momento in cui il corpo cede alla richiesta di cibo, e spesso lo fa in maniera compulsiva per cercare – essendo stato in “carestia” per lungo tempo – di introdurre una grande quantità di nutrienti nel minor tempo possibile, quindi iniziano le abbuffate seguite da senso di fallimento e ricerca di quella sensazione di controllo ormai perduta che dava la restrizione alimentare. Il tentativo quindi di controllo del cibo e del peso aumenta la possibilità di andare incontro alle abbuffate; queste ultime, intensificando la paura di ingrassare, portano i pazienti ad attuare misure sempre più radicali per controllare il peso.
La bulimia nervosa, disse una paziente, é come una bestia, che ti divora l’anima.

 Mio articolo su Barletta News

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