Ricorre oggi
la seconda “Giornata nazionale contro lo spreco alimentare”, istituita dal Governo
Italiano nel 2014. I dati in merito parlano chiaro: sul nostro pianeta lo spreco di cibo vale
ogni anno una volta e un terzo l’intero PIL italiano, ovvero circa 2060 miliardi €.
Una cifra che include i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi. “È un
circolo velenoso che ci porta a pagare un conto salato ogni anno: il 30% della produzione mondiale di cibo va sprecata e il
solo valore commerciale di questo spreco supera i mille miliardi di euro annui.
La via di uscita è ridare letteralmente valore al cibo. Come? Attraverso l’educazione alimentare e ambientale", ha
dichiarato ancora Andrea Segrè,
presidente di Last Minute Market e coordinatore del comitato tecnico
scientifico attivato dal ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti
e dello spreco di cibo
Cosa pensano gli italiani dello spreco
alimentare? Secondo
l'ultimo monitoraggio "Waste Watcher – Knowledge for Expo", attivato
da Last Minute Market con Swg, quattro italiani su cinque si dichiarano
incuriositi e soddisfatti delle tecnologie che possono favorire la riduzione e
prevenzione dello spreco alimentare. Ma quali sono le nuova frontiere? Gli
italiani delegano le loro aspettative al frigorifero
intelligente, capace di segnalare le date di scadenza del cibo riposto, e
di conservare meglio il cibo. Un italiano su cinque, per l’esattezza il 19%
degli intervistati, si è però dichiarato ancora impreparato o impaurito di
fronte a tecnologie intelligenti. Secondo il 63% degli intervistati i più spreconi sono i giovani e i bambini.
Nella percezione degli italiani solo il 22% dei cittadini di mezza età e solo
il 2% degli anziani può essere tacciato di spreco.
Quali sono i luoghi dello spreco? Mense, supermercati e ristoranti. L’80% degli
intervistati (quindi 4 italiani su 5) auspica una campagna di educazione sul
tema sia per gli studenti che per i cittadini: lo chiede l’80% degli
intervistati.
Per fortuna c’è anche una buona notizia: in materia di donazione degli
alimenti invenduti si va verso una semplificazione normativa che dovrebbe
diventare operativa entro l'anno. Dalla Consulta Pinpas (Piano nazionale di
prevenzione dello spreco alimentare), arriva il Position Paper per una nuova normativa che favorisca la donazione
delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti, attraverso la
semplificazione e armonizzazione del quadro di riferimento (procedurale,
fiscale, igienico-sanitario) che disciplina attualmente il settore. La nuova
normativa consentirà di favorire e incentivare questo tipo di donazioni ed eccedenze e dovrebbe diventare operativa
entro l'anno. Ad annunciarlo è sempre Andrea Segrè, uno dei fondatori delle
campagne di sensibilizzazione contro lo spreco del cibo in Italia e in Europa.
In arrivo anche il Diario domestico
dello spreco alimentare, iniziativa che coinvolgerà un campione
rappresentativo di famiglie italiane, impegnate nel monitoraggio scientifico
del cibo sprecato. Per la prima volta gli italiani conteggeranno il loro spreco
effettivo e questo consentirà di capire quali prodotti alimentari sono maggiore
oggetto di spreco all’interno dei nuclei domestici italiani. Il Diario registrerà anche il cibo che viene
smaltito attraverso gli scarichi domestici (latte, succhi di frutta o caffè
avanzato che si getta nel lavandino) o quello dato in pasto agli animali
domestici perché considerato un avanzo. A lanciare l’iniziativa, Last Minute
Market e la campagna europea "Un anno contro lo spreco",
incolaborazione con il Distal dell’Università di Bologna. L'esperimento sarà
realizzato nell’arco di una settimana calendarizzata nel mese di aprile 2015 e
offrirà indicazioni sull'intervento da realizzare per ridurre gli sprechi
domestici. I risultati saranno presentati il 5 giugno, in occasione della
Giornata mondiale dell’Ambiente.
“Alimentarsi bene, sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo – spiega l’agrieconomista Andrea Segrè - è un diritto. Compito dell’educazione alimentare
è di tirare fuori questo diritto che è anche un dovere e un valore, per evitare
che venga invece sommerso da un’onda di disvalori o controvalori imposti
dall’esterno, dalla pubblicità, dal marketing, dalle influenze sociali, dalle
mode, da metodi di produzione e modelli di consumo scorretti. E poi,
ovviamente, dalla povertà economica e da quella
alimentare. Sempre
di più, sono i poveri a ingrassare. Dobbiamo invece riscoprire e rivalorizzare
la nostra cultura alimentare, la consapevolezza del rapporto fra il cibo, la
salute, l’ambiente, il territorio, l’economia. Adottare comportamenti
alimentari sani, sicuri, equilibrati; lavorare sulla qualità degli alimenti;
far conoscere il funzionamento del sistema agroalimentare".
Mio articolo su Barletta News
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