mercoledì 28 dicembre 2011

Libri: "Sette volte sette" - Recensione

Sette storie di stalking, con sette vittime e sette persecutori al centro di un romanzo che tenta di analizzare le dinamiche ossessive e i legami morbosi di un reato troppo spesso sottaciuto.

Marilina Veca, Sette volte sette, Kimerik 2010Margherita, Elena, Signe, Flaminia, Alice e Tiziana: sei donne sole sull’orlo della depressione, con problemi, al lavoro e in famiglia, che spesso sfogano le loro frustrazioni in alcol, farmaci e sesso occasionale. Sei donne violentate, maltrattate, umiliate e perseguitate, che solo dopo aver conosciuto l’orrore dell’inferno, trovano la forza di rinascere e volersi bene. Sette storie, sette vittime, sette persecutori.Sette donne che inconsapevolmente si ritrovano nello stesso posto, ognuna con la propria tragedia lasciata alle spalle, con le ferite ancora da rimarginare, con un unico desiderio: vivere senza dover più aver paura. Quelle che Marilina Veca narra nel suo romanzo, Sette volte sette, edito da Kimerik, con estrema sensibilità, sono sette storie di persecuzione, figlie di un mostro chiamato stalking. Nonostante dal 2009 lo stalking sia a tutti gli effetti un reato, sul fenomeno circolano ancora troppe inesattezze e le modalità di intervento nei confronti delle vittime sono ancora poco omogenee. Non a caso molti di questi casi sfociano in un omicidio. L’intento ben riuscito di questo breve romanzo è quello di dare informazioni su questa forma di attaccamento perverso e ossessivo, cercando di delineare le dinamiche comunicative che intercorrono tra la vittima e il suo persecutore, illustrando la capacità dello stalker di costruire e imporre un legame esclusivo, morboso, sconvolgente, ma soprattutto pianificato a tavolino. Lo stile persecutorio delle “molestie assillanti” variano di caso in caso ma lo stalker è sempre convinto di esercitare i propri “diritti”, dunque determinato nel suo obiettivo: una relazione reale o virtuale con l’oggetto della sua ossessione. Come? Scavando nel passato della vittima e facendo leva sulle sue fragilità e ambiguità, con astuzia e lucidità, senza alcun senso di colpa per la devastazione psicologica provocata alle malcapitate, che a volte vengono addirittura convinte della giustizia del trattamento a loro inflitto. Per questi soggetti amare ed essere amati significa possedere completamente l’altro. Ed è proprio questo senso di assoluto e inspiegabile possesso che emerge crudelmente dalle pagine di Sette volte sette e che cattura l’attenzione del lettore, trascinandolo nel vortice di queste sette storie di vite lacerate da ferite insanabili, in cui purtroppo molte donne possono identificarsi. Una lettura scorrevole, ma talmente cruda e reale, da non permettere di poter rimanere ancora in silenzio davanti a questo fenomeno che ogni giorno continua a mietere vittime.
Giusy Del Salvatore
Recensione pubblicata nella sezione Libri del settimanale TempoVissuto

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