MOLTI NON LO SANNO, ALCUNI LO IGNORANO, ALTRI LO NASCONDONO. NEL MONDO MEDICO-SCIENTIFICO ESISTE UNA GROSSA FETTA DI ESPERTI E SPECIALISTI RADICALMENTE CONTRARIA ALL'USO DELLA CARNE NELLA NOSTRA ALIMENTAZIONE. LE LORO TESI SONO BASATE SULLO STUDIO DELLA STESSA MEDICINA, IN PARTICOLARE SULL'ANALISI DELL'ANATOMIA E DELLA FISIOLOGIA COMPARATA. SONO CONSTATAZIONI OGGETTIVE, DATI DI FATTO IMPRESSI SU CARTA DALLE PIU' ILLUSTRI PENNE DEL MONDO SCIENTIFICO. LA CAUSA CHE IMPEDISCE LA CORRETTA DIFFUSIONE DI QUESTE CONOSCENZE VA RICERCATA SOLO ED ESCLUISIVAMENTE NEL CONTROLLO DEI POTERI INDUSTRIALI SUI MEZZI D'INFORMAZIONE. AD OGNI MODO, E PER FORTUNA, ESISTE UN'INFORMAZIONE ALTERNATIVA ESENTE DAI MECCANISCMI ECONOMICI INDUSTRIALI CHE IN PRIMA LINEA COINVOLGE ANCHE MEDICI, SCIENZIATI E RICERCATORI.
Nel 1985 si è costituito negli USA il
P. C. R. M. (PHYSICIANS COMITTEE for RESPONSIBLE MEDICINE), un “Comitato
di Medici per la Medicina Responsabile”, a cui aderiscono più di
cinquemila medici e scienziati. Questa organizzazione ha raggiunto
un’importanza notevole, svolgendo una funzione di informazione e
pressione, anche con denunce penali, su tutti gli organismi statali
competenti sull’argomento. Il PCRM ha ovviamente preso una posizione
fermamente contraria all’uso della carne. Particolarmente efficace è stata
l’azione del PCRM sul Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti
(USDA), l’organismo che dal 1916 pubblica periodicamente un documento
ufficiale intitolato “Dietary Guidelines for Americans” (Linee Guida
Dietetiche per gli Americani”). Nell’edizione del 1996 si riconosce finalmente che la dieta vegetariana non solo
non ha nessuna controindicazione ma che è addirittura una valida via per
la salute.
La dannosità della carne non dipende soltanto dalla somma di sostanze chimiche, spesso di sintesi, aggiunte ai mangimi nella moderna pratica d’allevamento industriale: antibiotici, tireostatici, betabloccanti, estrogeni, sali di zinco, vaccini, anemizzanti, che sono somministrati agli animali anche per preservarli dalle malattie che li colpirebbero a causa delle innaturali condizioni in cui sono tenuti. Anche la carne d’animali allevati nelle migliori condizioni possibili è nociva.
Da un articolo scritto dal Dott.Mauro Damiani, presidente Associazione Scienza della Salute, si legge che:
1.Gli animali carnivori hanno un intestino molto breve, circa 3-4 volte la lunghezza del tronco.
2.Gli animali erbivori hanno un intestino molto lungo, circa 20-22 volte la lunghezza del tronco.
3.Gli animali frugivoro-fruttariani, tra cui l’uomo e quasi tutto l’ordine dei primati, hanno un intestino di lunghezza intermedia circa 10-12 volte la lunghezza del tronco.
La ragione di questa diversa lunghezza si comprende facilmente prendendo in considerazione i diversi cibi specie-specifici:
- Le proteine della carne, nelle condizioni di temperatura del tratto digestivo, sono soggette a processi putrefattivi con sviluppo di sostanze tossiche che è bene che non siano assorbite, ed è per questo motivo che i carnivori hanno un intestino breve, che permette di ridurre il tempo di permanenza all’interno del corpo ed il conseguente rischio d’assorbimento delle tossine della putrefazione.
- Gli animali erbivori, dovendo provvedere al laborioso processo di demolizione della lunga catena della cellulosa fino al glucosio, devono avere un intestino molto lungo che permette un maggiore tempo di permanenza all’interno del corpo.
- Gli animali frugivoro-fruttariani, che non hanno quest’ultima necessità, hanno un intestino di lunghezza intermedia, ma tale in ogni modo da permettere l’assorbimento delle tossine di putrefazione della carne, da qui la ragione fondamentale della dannosità per loro della carne.
Le nucleoproteine vegetali
contengono basi azotate prevalentemente del gruppo pirimidinico (timina,
citosina, metilcitosina, uracile); il loro metabolismo, basato su
processi ossidativi, dà, come prodotto finale urea, eliminata
normalmente dall’uomo con l’urina.
Le nucleoproteine animali,
contengono invece prevalentemente basi azotate del gruppo purinico
(“purine”: adenina, ipoxantina, xantina, guanina); queste basi danno
come prodotto finale, acido urico. Nei carnivori tale acido è
trasformato, mediante un particolare enzima, di cui sono provvisti
(detto “uricasi”), dapprima in allantoina e poi per idrolisi in urea e
quindi, come tale, eliminato. Nell’uomo e nelle scimmie antropomorfe
(che non possiedono il suddetto enzima) l’acido urico proveniente
dall’uso alimentare della carne si combina con il sodio e si deposita
soprattutto nelle articolazioni, sotto forma di urato di sodio,
provocando dolori, tumefazioni, e deformazioni (gotta). Sintomi tipici
della sindrome uricemica, che invece è del tutto assente nei carnivori. Nell’uomo evidentemente la capacità
uropoietica del fegato, in altre parole la capacità di quest’organo di
fabbricare urea, è insufficiente a smaltire il carico derivante da
consistenti quantità di proteine animali ed il processo uropoietico si
ferma a metà, cioè all’acido urico.
fonti: Associazione Scienza della Salute, Ambientebio, Disinformazione
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