Sapendo che il Pontefice si è più volte dichiarato sensibile
alla tutela dell'ambiente e delle creature che lo popolano, L’ENPA (Ente nazionale
protezione animali) ha scritto una lettera aperta a Papa Francesco chiedendo di
non utilizzare più gli animali e la loro vita per tradizioni ormai superate. Il
testo, che si è tramutato in una raccolta firme, è stato scritto dopo che una
colomba - restituita alla libertà da due bambini alla fine dell'Angelus - è
stata repentinamente attaccata da un gabbiano e da una cornacchia, che in città
sono predatori di questi volatili. Ecco le parole della lettera:
«Gli animali che sono
nati in cattività, non essendo animali selvatici, non sono in grado di
riconoscere i predatori come tali e sono quindi incapaci di fuggire da
eventuali situazioni di pericolo Reimmetterli in un ambiente a loro sconosciuto
ed esporli quindi inutilmente a pericoli, condannandoli a morte certa, è
inaccettabile, come testimoniamo le numerose proteste che stanno crescendo sul
web. Del resto gli esemplari che nella loro vita hanno conosciuto soltanto la
gabbia non hanno alcuna esperienza del mondo 'esterno'; pertanto, anche se
fossero così fortunati da sfuggire ai predatori, avrebbero sicuramente grosse
difficoltà nel riconoscere tutti i pericoli della città, come ad esempio le
automobili. Queste colombe, che sono esclusivamente di allevamento, non hanno
certo i mezzi per sopravvivere in città e nell'ambiente naturale e non possono
neanche utilizzare il mimetismo: il loro colore bianco, molto vistoso in
natura, è proprio dovuto al fatto che non si tratta di animali selvatici ma
provengono dalla cattività. Sappiamo che il Pontefice ha in progetto
un'enciclica dedicata proprio al Creato e alla difesa della natura.
Un'enciclica nella quale, siamo sicuri, non mancherà il riconoscimento degli
animali quali cittadini a pieno titolo del mondo in cui tutti viviamo».
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