Ci sono business che crescono nell’ovattato silenzio del
web dove si può praticamente acquistare e vendere di tutto. Alcuni di essi sono
davvero insospettabili come il commercio online di latte materno, una pratica
molto diffusa in Inghilterra e in America, che genera per la mamma donatrice
può generare introiti pari a 20.000 dollari l’anno. Basti pensare che solo nel
2011 sono stati contati più di 13.000 messaggi di vendita di latte. Ci sono
veri e propri siti specializzati che garantiscono trasparenza e sicurezza
eppure Ebay, il sito più famoso di aste online, ha bandito da tempo la vendita
di latte materno per i rischi insiti in questo tipo di transazione. Infatti,
stando ai dati riportati sul periodico della Società Italiana di Pediatria,
dopo uno studio condotto dai ricercatori del National Children’s Hospital su
diversi campioni acquistati online su un sito specializzato, ben il 74% di essi
è risultato contaminato da batteri Gram-negativi (alcuni di essi sono responsabili
della meningite, del colera, delle epatiti e addirittura della peste) mentre il
71% è risultato positivo a DNA per citomegalovirus (appartenente alla famiglia
degli Herpesvirinae responsabile tra gli altri della varicella, della
mononucleosi e dell’herpes labiale e genitale). Ma perché il latte materno
venduto online è a rischio di trasmissione di agenti? Lo spiega Sarah Keim, responsabile della
ricerca: «Questi siti assicurano la
massima serietà sulle norme igieniche della raccolta del latte, della
conservazione e della spedizione. E danno informazioni sullo stato di salute
delle donatrici. In realtà, non vi è alcuna certezza. Spesso il latte viene mal
conservato e sottoposto a pratiche di spedizione non sicure. Inoltre, non si
può sapere se il latte sia davvero quello materno, se contiene farmaci nocivi
(in quanto assunti dalla donatrice) o se le informazioni sulla salute della
donatrice siano veritiere. I campioni da noi esaminati contenevano molti batteri
e perfino contaminazione fecale, molto probabilmente causata da cattiva igiene
delle mani. Con sorpresa, abbiano riscontrato che alcuni campioni avevano
addirittura salmonella».
Nel nostro Paese la richiesta di latte materno è in
aumento e pare non essere mai abbastanza soprattutto con l’aumento delle
adozioni. Per questo motivo molte italiane si sono rivolte ai suddetti siti di
vendita online. Ma cosa ne pensano le barlettane? Sorprendentemente ci cono
anche pareri positivi riguardo questa pratica: «Penso che con i dovuti controlli sarebbe una migliore alternativa al
latte di formula. Non dimentichiamoci delle balie che un tempo ‘vendevano’ il
loro latte alle mamme sprovviste del nutrimento per il loro bambino, senza
eccessivi controlli» mi dice Lucia. Di diverso parere Ely: «Avendone la possibilità, sarebbe bello
donare il latte materno senza scopo di lucro. Ma deve essere donato in
strutture ospedaliere adatte a questo scopo quindi con la massima attenzione per
l’igiene». Meno scettica Enza: «Perché
no? Sicuramente preferirei il latte materno a quello artificiale purché sia
rigidamente controllato».
Eppure proprio a pochi passi dalla nostra città,
precisamente a San Giovanni Rotondo, è attiva la Banca del Latte Umano Donato.
In questo luogo il latte raccolto da donatrici selezionate viene congelato e
sottoposto a pastorizzazione, per poi essere utilizzato nell’alimentazione di
neonati prematuri che non possono disporre immediatamente del latte materno. Un
vero e proprio servizio di raccolta, selezione, trattamento, conservazione e distribuzione
del latte donato. Mi è parso subito evidente come le donne, sia riceventi che
donatrici, si sentano più sicure ad entrare in contatto con simili strutture
ospedaliere piuttosto che con l’anonimo e virtuale mondo del web. «Avevo del latte in più e ne ho donato tanto
alla banca del latte di San Giovanni Rotondo in cui solo dopo alcuni esami
viene dichiarato idoneo oppure no. Vendere il latte mi sembra una cosa
squallida, mentre offrirlo alle mamme e ai bambini che ne hanno davvero bisogno
è un bellissimo gesto di solidarietà» dice Stefania. In Italia sono attive
28 banche del latte (in Europa sono 128, e più di noi ne hanno soltanto Francia
e Svezia) che lo distribuiscono gratuitamente in quasi tutto il territorio (ne
sono ancora prive Liguria, Sardegna, Basilicata) ai bambini dei reparti di
neonatologia, soprattutto ai prematuri, per i quali il latte materno è un
salvavita. Per ora la solidarietà delle donne italiane sembra avere ancora il
sopravvento sull’insicurezza delle vendita online: basti pensare che nel 2011
sono stati raccolti più di 7.600 litri di latte contro i 5.741 del 2007.
Vedremo cosa succederà nei prossimi anni. Se anche in Italia il business dell’oro
liquido raggiungerà cifre record.
Mio articolo su Barletta News
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