venerdì 20 giugno 2014

Firmate la petizione "No opere di Damien Hirst ad Arezzo"


Damien Hirst è stato invitato ad esporre una, o più di una, delle sue opere ad Arezzo. Hirst è diventato famoso per opere e performances di cui fanno le spese gli animali. La Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), la più grande organizzazione per la protezione degli animali del regno Unito, è insorta contro l’uso degli animali messi in atto da Hirst, oltre ad altre associazioni. Le sue opere scandalizzano i visitatori, i critici e coloro che amano gli animali oltre che i difensori dei loro diritti. Fenomeni artistici di questo genere sembrano richiamarsi all’arte degli imbalsamatori, o al feticismo, più che a movimenti artistici degni di nota e non sono certo paragonabili alle proposte di coloro che cercano di fare arte vera. Le critiche fatte dagli addetti ai lavori a Hirst sono molteplici tra cui la dichiarazione di Julian Spalding che in una intervista per La Repubblica del 4 aprile 2012, non esita, tra le altre cose, a dichiarare: “È un artista fallito che si è preso la sua rivincita con l’ arte. Hirst non ha creato nulla che sia arte in sé. Lo è solo nella mente della gente. Hirst è un imprenditore.”
E da buon imprenditore di se stesso sembra che Hirst sia “l’artista” attualmente piu’ ricco al mondo.

Ricordiamo brevemente alcune sue installazioni:
1) Uno squalo tigre di 4 metri di lunghezza immerso nella formaldeide. Lo squalo è stato catturato in natura dietro richiesta dello stesso Hirst appositamente per la creazione dell’opera.
2) Nel 2012 alla Tate Modern Gallery di Londra ha usato farfalle chiuse in due stanze senza finestre. I lepidotteri hanno mangiato, vissuto e sono morti nello spazio angusto dove venivano ferite a morte o uccise dai visitatori che se le scrollavano di dosso e ci camminavano sopra. Ogni settimana gli animali morti venivano sostituiti con altri. La Tate Gallery ha stabilito che 9.000 lepidotteri siano morte durante l’esposizione dell’opera, altre stime fanno salire fino a 20.000 questo numero. Gli animali utilizzati appartenevano a due specie tropicali, che in natura vivono fino a 9 mesi, mentre nell’esibizione sono durate pochi giorni, a volte solo poche ore.
3) Una mucca e un vitello tagliati a metà esposti in vasche di vetro piene di formaldeide. 
4) Una testa di animale esposta in una teca all’interno della quale si svolge il ciclo vitale di mosche e mosconi che nascono e vivono cibandosi della carne in putrefazione, prima dell’inevitabile morte. 
5) Una tela interamente ricoperta di migliaia di ali di farfalle.  
6) Una bicicletta decorata di ali di farfalle, strappate dai corpi dei lepidotteri da Hirst e dai suoi collaboratori, che fu regalata al ciclista Lance Amstrong, poi al centro di uno scandalo per doping.


L’Unione Europea ha riconosciuto gli animali quali esseri senzienti (art. 13 Trattato Comm. EU). Quindi devono essere trattati con il rispetto dovuto ad ogni forma di vita e non come “cose”. Usare gli animali per uno scopo economico o di celebrità è metodo che ci ripugna in quanto non rispettoso nei loro confronti. Non ci scandalizziamo per un corpo già privo di vita ma ci indigniamo per la mancanza di rispetto che viene evidenziata. Uccidere animali o sacrificarli per cosiddette “opere d’arte” messe in atto allo scopo di richiamare attenzione non ha, e non può avere, nessuna giustificazione artistica. E’, e rimane, un atteggiamento diseducativo non rispettoso della “VITA”.
Alcuni dicono che gli animali non sono catturati e uccisi appositamente ma oltre alle perplessità su questa giustifazione rimane l'opera alla Tate gallery che ha provacato la morte di 9.000 lepidotteri in pochi gioni. Rimane anche il fatto, di primaria importanza, che queste "opere" sono fortemente diseducative. Esprimiamo quindi il nostro totale disaccordo con la decisione di esporre opere di questo genere. Evidenziamo anche  la contraddittorietà che esiste nell’ospitare le opere di Hirst in una città dove recentemente è stato approvato un “Regolamento Comunale di Tutela e Benessere animali” all’avanguardia, che è già stato riproposto in altre città e alla messa a punto del quale hanno lavorato per più di un anno le associazioni presenti in città che operano in difesa degli animali. 
Arezzo, la Toscana e l'italia tutta non hanno bisogno di queste trovate pubblicitarie, l’arte che si respira in ogni dove è ad un livello superiore e siamo in possesso di un patrimonio artistico che ci viene invidiato in tutto il mondo. 

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