La Conferenza dei servizi riunitasi a Roma presso la sede del Ministero per lo Sviluppo
Economico si è chiusa con un via libera ultimo al progetto di Ombrina Mare, con
il quale si realizzerebbe a pochi chilometri dalla Costa dei Trabocchi una
nuova piattaforma petrolifera, collegata a una nave-raffineria operante poco
più al largo.
«Questo
ennesimo atto di sordità ha qualcosa di sconcertante: non solo testimonia la
subalternità del governo Renzi ai petrolieri, ma evidenzia anche che i canali
attraverso i quali si esercita normalmente la democrazia sono sospesi o
inservibili», commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e
Clima di Greenpeace Italia.
Greenpeace
ricorda come la Conferenza di questa mattina abbia di fatto deciso di ignorare
ben due normative, approvate recentemente dalla Regione Abruzzo proprio per
contrastare Ombrina Mare: il divieto di attività petrolifere entro le 12 miglia
dalla costa (che peraltro è coerente con una legge nazionale aggirata da un
decreto del governo Monti) e l’istituzione di un parco marino regionale in quel
tratto di costa.
Ombrina
Mare, poi, è il fronte avanzato di un’offensiva più ampia – che interessa
l’Adriatico, lo Ionio, il Canale di Sicilia e la Sardegna – contro la quale
dieci Regioni hanno promosso un referendum sulle trivelle, i cui quesiti sono
al vaglio della corte di Cassazione. Tutte le regioni italiane, inoltre, hanno
adottato all’unanimità il così detto “Manifesto di Termoli”, con cui si esprime
la contrarietà dei governi locali all’accentramento delle decisioni sui temi
dell’energia e della ricerca e sfruttamento di petrolio e gas in particolare.
Non bastasse tutto ciò, lo Sblocca Italia, il congegno normativo predisposto
per spalancare i nostri mari ai petrolieri, è al momento oggetto di un ricorso
promosso da sette regioni e pendente presso la Corte Costituzionale.
«Non
servono le proteste, le leggi dei governi locali, i referendum, i ricorsi. Nulla
sembra essere in grado di riconnettere il governo al volere di una moltitudine
di cittadini e istituzioni che chiedono un futuro diverso per il Paese. Dovremo
fare di più, per farci sentire: e lo faremo. Questa di oggi non sarà l’ultima
parola su Ombrina«, promette Boraschi.
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