Greenpeace diffonde nuove foto e video che mostrano il
recente impianto di piantagioni di palma da olio al posto delle foreste
torbiere distrutte dagli incendi che divampano da settimane nella regione
Kalimantan. Il video inoltre mostra l’impatto degli incendi sulla popolazione
degli ultimi oranghi del Nyaru Menteng Orangutan Sanctuary.
Greenpeace
chiede al governo indonesiano di impedire che si possa trarre profitto dalla
distruzione delle foreste e dalla conseguente emergenza ambientale e sanitaria
provocata dagli incendi, dal fumo e dalle ceneri che soffocano la regione.
Dopo
settimane di emergenza roghi, diventa sempre più grave il rifiuto del governo
indonesiano di rendere pubbliche le mappe aggiornate che mostrino i siti di
produzione di olio di palma e le concessioni forestali a norma, con dati
relativi alla perdita di copertura arborea e foreste primarie. Questa inaccettabile
posizione è inoltre accompagnata da fatti gravi, come l’incendio sospetto che
la settimana scorsa ha distrutto gli archivi cartacei del Dipartimento delle
Finanze del governo del Kalimantan.
Tutto ciò
determina l’impossibilità di definire con esattezza il danno reale che gli
incendi stanno provocando e fare chiarezza sulla legalità delle piantagioni di
palma da olio. A riprova di ciò, il mese scorso la Commissione anti-corruzione
ha riferito che, negli ultimi dieci anni, la deforestazione illegale è costata
all’Indonesia nove miliardi di dollari in royalties del legno perdute.
«Questi
incendi sono uno dei peggiori disastri che abbiano mai colpito il Paese: è
impensabile che sia consentito trarre profitto da una tale crisi. Il Presidente
indonesiano Joko Widodo deve impegnarsi urgentemente nel ripristino delle
foreste distrutte, impedendo che altre palme da olio vengano piantate», afferma
Martina Borghi, campaigner Foreste di Greenpeace Italia.
Un portavoce
dell’Associazione Indonesiana di Produttori di Olio di Palma ha dichiarato che
l’industria dell’olio di palma è vittima di una campagna diffamatoria, e ha
suggerito che gli incendi siano stati orchestrati per danneggiare l'immagine
dell'industria dell'olio di palma in Indonesia. Tuttavia, quando Greenpeace aveva
visitato la zona interessata dagli incendi, lo scorso 27 ottobre, la
popolazione locale aveva dichiarato agli investigatori che l'area era stata
bruciata due volte: una pratica illegale ma molto comune per preparare il suolo
per la palma da olio.
«La
polizia sta ancora indagando su quanto successo in quest’area per determinare
se ha avuto luogo un reato. Eppure qualcuno sta già sfruttando la devastazione
causata dagli incendi per piantare palma da olio. A chi appartiene davvero questa
terra? Gli incendi sono stati appiccati dolosamente? Non lo sapremo finché il
governo non pubblicherà le mappe delle concessioni e prenderà seri
provvedimenti nei confronti di chi vorrebbe lucrare su questa emergenza
ambientale e sanitaria», conclude Borg,
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