
Dunque, perché non prendere esempio?
Visti i danni che smog, diossine, polveri sottili, CO2 e altre sostanze
cancerogene possono provocare, 2000 euro potrebbero sembrare pochi, se
non ridicoli. Ma questo risarcimento va interpretato come un diritto del
cittadino, come un nuovo punto di partenza o quanto meno come un
ennesimo tentativo di far valere il diritto alla salute e alla
salvaguardia della città e dell’ambiente. Perciò la richiesta di massa
di più risarcimenti potrebbe finalmente far smuovere qualcosa. Purtroppo
presidi, proteste e manifestazioni non sono sempre sufficienti, tant’è
che diossine e sostanze inquinanti aleggiano spensieratamente sopra le
nostre teste e dimorano nei nostri polmoni – ma anche sotto la pelle di
chi ci volta le spalle in nome del dio denaro. Se poi a questo tetro
quadro aggiungiamo che proprio a due passi dall’inceneritore continuano a
sorgere nuovi edifici, è davvero lecito pensare che le tante mani che
stringono le redini di questa città non stanno facendo altro che
condurla al baratro. Non è un caso, infatti, che il Codacons abbia
affermato che la responsabilità dello sforamento delle soglie limite è di regioni e comuni,
i quali devono sentirsi obbligati a monitorare costantemente gli agenti
inquinanti dannosi per la salute. Ricordiamo – forse inutilmente – che
più le città sono inquinate più gli abitanti sono soggetti a malattie
cardiorespiratorie, malformazioni e tumori. Per farsi un’idea basta dare
un’occhiata all’incidenza di patologie tumorali nella vicina area di
Taranto.
L’inquinamento atmosferico rappresenta
l’alterazione delle condizioni naturali dell’aria, dovuta alle emissioni
dei gas di scarico di autoveicoli, caldaie, centrali elettriche,
fabbriche, impianti di incenerimento. Le sostanze inquinanti più diffuse
in atmosfera sono il biossido di zolfo (So2, di è responsabile il
settore industriale, che per ovvi motivi deve essere lontano dal centro
abitato), gli ossidi di azoto (Nox), il monossido di carbonio (CO),
l’ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le
polveri (soprattutto il particolato di diametro inferiore a 10
milionesimi di metro, il Pm10, causato prevalentemente dallo smog), le
polveri ultrasottili come il Pm2,5 (non possono essere bloccate neanche
con i più moderni impianti di filtraggio) e il piombo. Le centraline
spesso non riescono a rilevare la presenza di queste sostanze in quanto
le emissioni sono composte prevalentemente da nanoparticelle, perciò può
risultare impossibile far riferimento a parametri reali. Detto ciò, non
si può non sottolineare che un inceneritore è un impianto nocivo e
molto costoso, senza dubbio utile solo a chi lo costruisce/gestisce. I
venti che soffiano in città, infatti, trasportano polveri residue e
ceneri nocive per la nostra salute. Per ridurre i rifiuti e dar loro
nuova vita è sufficiente applicare il principio delle 4R: riciclo,
riuso, riduzione, recupero. Concetto ampiamente divulgato dal Colletivo
Exit, Beni Comuni e Circolo Arci. È il silenzio dei singoli che lascia
marcire la città nell’indifferenza.
Inquinamento da diossina, inquinamento
ambientale, inquinamento acustico, inquinamento atmosferico. Quattro
ecomostri partoriti dall’uomo che pesano sulla salute pubblica come
macigni avvelenandoci in silenzio. A completare il quadro, il miraggio
della delocalizzazione degli impianti industriali e lo spettro della
perdita dei posti di lavoro (ricordiamo che per salute pubblica
s’intende anche quella dei lavoratori). Perciò, in assenza di reali
provvedimenti impariamo a denunciare a ad auto-tutelarci anche con una
semplice richiesta di risarcimento.
Mio articolo su Barletta News
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