Dopo
il sequestro, senza facoltà d'uso, di 6 reparti dell'ILVA di Taranto e gli
arresti domiciliari per otto indagati, tra dirigenti ed ex dirigenti dello
stabilimento siderurgico, disposti dal Gip del tribunale di Taranto Patrizia
Todisco, si accendono nuovamente i riflettori sulla grande industria a Taranto
che ha un impatto rilevante sulla salute umana e sull’ambiente. È indubbio,
infatti, che in questi anni l’inquinamento industriale ha influito negativamente
sull’agricoltura, sull’allevamento di bestiame, sull’ittiocoltura e
sull’economia della città.
Su
queste vicende sempre alta è stata l’attenzione del WWF, che aveva depositato un
ricorso avverso l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dal Ministero
dell’Ambiente a favore dello stabilimento tarantino,
ritenendo il provvedimento carente degli strumenti burocratici, tecnici e
tecnologici idonei a garantire l’ambiente, quindi la salute dei
cittadini.
“Un atto dovuto – afferma il Presidente
del WWF Puglia Leonardo Lorusso - non solo per rispondere alle doglianze
presentate dalla società del Gruppo Riva a fine 2011, che addirittura
richiedevano un’ulteriore riduzione delle già esigue prescrizioni contenute
nell’A.I.A., ma anche per contestare la competenza e il merito dello stesso
provvedimento ministeriale”. Forse il WWF ci aveva visto giusto alla luce delle
ultime vicende. Non solo: recentemente il WWF ha presentato l'atto di
significazione di parte offesa al processo relativo all'inquinamento generato
dagli impianti ILVA, incaricando l'avv. Francesco Di Lauro per la difesa
legale.
Ora
l’azienda è chiamata alle sue responsabilità: se vorrà ancora continuare la sua
attività industriale dovrà ridurre il suo impatto nocivo sul territorio e sarà
l’unica responsabile della grave crisi sociale ed occupazionale che si è venuta
a creare.
comunicato stampa wwf puglia
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