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Quando grandi e piccole firme espongono in vetrina o lasciano sfilare in passerella costosissime pellicce tralasciano un particolare: quei capi d’abbigliamento sono il prodotto di infinito dolore, di litri e litri di sangue versato inutilmente ma soprattutto sono sinonimo di morte. Se nella Preistoria la pelliccia aveva una sua ragion d’essere oggi il suo utilizzo da parte del genere umano non ha alcun senso se non quello di soddisfare un’immorale vanità. Oggi le volpi destinate a diventare pelliccia nascono, vivono e muoiono in minuscole gabbie metalliche di allevamenti intensivi. Nella maggior parte dei casi queste prigioni sono esposte al freddo al vento gelido per infoltire meglio il manto degli animali che, stipati al loro interno come sardine, si feriscono gravemente le zampe sul fondo di rete metallica costruito in modo da far passare le deiezioni e non contaminare il pelo. Ma tanto delle loro zampe non importa a nessuno perché l’allevatore le mozza e le getta via. Proprio come accade nelle nostre prigioni, anche per questi esseri viventi vivere in minuscoli e degradati spazi genera episodi di violenza, automutilazione e aggressività. Quando arriva il fatidico momento alle volpi vengono applicati elettrodi che scaricano corrente tra l’ano e il muso per rendere il manto ancora più fluente (questo metodo è legalmente consentito in ogni parte del mondo ed è utilizzato anche per cincillà, visoni e muramasky). Ovviamente la morte di queste povere bestie avviene dopo atroci e strazianti sofferenze che portano i loro cuori a scoppiare. E nel caso in cui l’elettricità non riesca a far stramazzare al suolo l’animale ecco che gli allevatori intervengono con iniezioni intrapolmonari di sostanze letali che provocano ulteriori momenti di agonia; oppure ne fanno a pezzi il cranio, tanto la testa sarà cestinata insieme alle zampe.
Dietro questo macabro mercato si cela anche un immenso spreco di cibo. Per farci un’idea osserviamo la Finlandia, nazione che vanta il primato di maggior produttore di pellicce nel mondo nonché quello di produttore globale di pelli di volpe, sostenendo inoltre che il benessere dei loro animali è pienamente rispettato. Per chi ancora credesse a questa farsa consiglio di guardare il video documento girato da ADI (Animal Defender International) nel 2010 che posto qui sotto. In Finlandia ogni anno si utilizzano 60 milioni di kg di aringhe e 10 milioni di kg di patate solo per alimentare volpi e visoni. Questo significa che una volpe nata e finita sulle spalle di una persona è l’equivalente di 3 tonnellate di cibo. Qualcuno ha mai pensato di destinare questi alimenti a tutti quei bambini che nel mondo muoiono di fame?
Per fortuna la vendita delle pellicce è in calo ma purtroppo è in aumento quella degli inserti ossia tutto ciò che serve ad ornare giacche, borse, parka, stivali, cappotti ecc. Questo prodotto di dimensioni ridotte rispetto ad una pelliccia da indossare comporta lo stesso spargimento di sangue, non si tratta di un capo d’abbigliamento innocente. La volpe che ornerà la tua borsa sarà scuoiata viva proprio come tutte quelle che andranno a comporre una pelliccia. E non fatevi ingannare da chi le spaccia per pellicce sintetiche. La pelliccia è vera nel 90% dei caso e spesso viene colorata, rasata, intrecciata o resa più ruvida per essere spacciata per sintetica. Ci sarà un motivo se in natura la volpe per istinto evita il contatto con l’uomo? Sei pronto a portare il suo peso sulle spalle e la sua vita sulla coscienza?
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