Una tragedia annunciata quella dell'uccisione di Daniza, la splendida orsa "rea" di aver ferito un cacciatore di funghi (nei boschi del Pinzolo in Trentino) per difendere i suoi cuccioli (reazione naturale nonchè tipica di una femmina appena diventata mamma). L’orsa era stata introdotta in Trentino nel 2000 nell’ambito di
Life Ursus, un progetto finanziato dall’Unione Europea nato che mirava a
risollevare le sorti dell’ultimo nucleo di orso bruno delle Alpi
italiane. E lei ci era quasi riuscita, dando alla luce tre piccoli.
«L’uomo “feroce idiota” ha colpito ancora. Ci sono riusciti, l'hanno tolta di mezzo. Non c'è più spazio per gli animali a casa loro», commenta lo scrittore Mauro
Corona che per salvare Daniza nelle scorse settimane aveva fatto
numerosi appelli sul web e tramite la stampa.
Nonostante il gran numero di persone schierate in sua difesa
Daniza no ha potuto vivere in pace, non ha potuto essere libera ed il temuto
tragico epilogo si è avverato. Il Corpo Forestale dello Stato ha avviato un’indagine
sulla morte dell’animale che non è sopravvissuto al sonnifero somministratogli
per catturarla (ordinanza emessa dalla provincia autonoma di Trento) Dell’accaduto
sono stati informati il ministero
dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria sperando che qualcuno prenda provvedimenti, visto che sono stati
ipotizzati i reati di maltrattamento animale
e uccisione senza motivo reale
dell’animale.
L’uccisione di Daniza non deve rimanere un caso isolato, ma dovrebbe
saggiamente coincidere con un ennesimo punto di partenza per una riflessione
sull’invasione barbarica che, in quanto uomini bramosi di onnipotenza,
perpetriamo sul territorio mietendo vittime innocenti alla velocità di un
battito di ciglia. Non ci si può
arrogare il diritto di calpestare, invadere e modificare a proprio piacimento ogni
centimetro del pianeta, senza il minimo rispetto per la flora e la fauna locale.
Si possono praticare attività sportive o ricreative all’aperto partendo dal
presupposto che ci si addentra in territorio altrui, dove non vigono le nostre
leggi ma quelle della natura. Perciò non ci si può meravigliare, né tanto meno scandalizzare
di fronte all’aggressione di un animale selvatico nel momento in cui - per sete
di avventura, per gioco o necessità - si
invadono i suoi spazi.
Mi rendo conto che per molte persone questo non è un
concetto facile da digerire. Premettendo che ognuno è responsabile dei propri
rischi, per salvaguardare la propria incolumità e per vivere in armonia con l’ambiente
che ci circonda e soprattutto il suo millenario habitat naturale, è necessario porre
dei limiti invalicabili (se no per motivi strettamente necessari, come lo studio), divulgare ininterrottamente informazioni (opuscoli, segnaletica,
incontri, ecc.) e apportare soluzioni intelligenti il cui esito finale non deve
essere mai una tragedia, neppure accidentale. Mentre il vero "intruso" della vicenda preferisce non commentare la morte di Daniza, mentre continuano a rimbalzare in rete (come presagi funesti ormai avverati) le perplessità che il
Corpo Forestale dello Stato nutriva fin dal principio per l’iniziativa di
cattura e monitoraggio dell’animale, continuiamo a chiederci chi – e non quali
- siano i veri pericoli delle irrispettose comunità, cercando di andare aldilà
di stupidi pregiudizi e luoghi comuni.
#iostocondaniza
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