Un appello che arriva a due settimane
di distanza dal grido di allarme sullo stato drammatico delle risorse del
Mediterraneo lanciato a Catania dal Commissario europeo per la pesca, Karmenu
Vella. In quell’occasione Vella aveva inoltre sottolineato come siano
necessarie scelte politiche forti, anche “scomode”, per salvare il nostro mare
dalla pesca eccessiva .
«È ora che il ministro Martina
decida chiaramente da che parte stare», afferma Serena Maso, della campagna
Mare di Greenpeace Italia. «Vanno attivate subito misure urgenti per ridurre in
modo sostanziale lo sforzo di pesca e occorrono provvedimenti di lungo periodo
per recuperare gli stock in declino, come le acciughe e le sardine. Bisogna garantire
un futuro al mare e ai pescatori che da esso dipendono, invece di favorire gli
interessi di pochi, a tutto svantaggio della salvaguardia di una delle nostre
più grandi ricchezze».
Greenpeace chiede dunque al ministro
Martina l’adozione di criteri e tempistiche precise e trasparenti per la
riduzione immediata dello sforzo di pesca, l’eliminazione dei permessi speciali
e senza alcuna concessione a chi commesso infrazioni, pescando illegalmente. Secondo
l’organizzazione ambientalista, la regolarizzazione delle licenze per chi in
passato è stato coinvolto in pratiche di pesca illegale è semplicemente
inammissibile.
La vicenda delle volanti a coppia
ha avuto inizio oltre quindici anni fa quando, in forma “sperimentale”, venne
concesso ad alcuni pescherecci a strascico di ottenere una licenza provvisoria
di pesca per catturare acciughe e sardine in Sicilia e nell’Adriatico, tramite
un attrezzo chiamato volante a coppia, ovvero due pescherecci che trainano
insieme una rete. Una decisione che ha nel tempo aumentato lo sforzo di pesca
su stock già in declino. Da temporanea e provvisoria, questo tipo di licenza si
è di fatto rivelata un espediente per rinnovare il permesso di pesca di anno in
anno, oggi considerato come un “diritto acquisito”.
In alcune zone dell’Adriatico infatti
qualche anno fa queste licenze “provvisorie” sono state regolarizzate.
Eventualità che potrebbe ripetersi di nuovo in questi giorni, sia in altre aree
adriatiche che in Sicilia, a Sciacca, uno dei principali porti italiani per la
pesca di acciughe.
Dopo le proteste di Greenpeace, la
scorsa estate il Ministero ha attivato un tavolo di consultazione per trovare
delle soluzioni al problema delle licenze speciali per la pesca di acciughe e
sardine. Dopo mesi di incontri, il Ministero non è stato però ancora in grado
di produrre alcune proposta concreta. Al contrario, ha continuato a rinnovare i
permessi ai trenta pescherecci che tuttora operano con una licenza provvisoria.
Ciao!
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