Il presidente della
Regione Puglia, Michele Emiliano, è intervenuto in audizione davanti alle
commissioni parlamentari Ambiente e Attività Produttive, sul tema del decreto
sulla cessione del complesso industriale Ilva che a Taranto vede lo
stabilimento principale in Italia.
A margine dell’audizione,
ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“Il decreto ha diversi
punti opinabili sia dal punto di vista delle scelte politiche, sia dal punto di
vista della costituzionalità.
L’elemento più importante
sta nella proroga dei termini per la ambientalizzazione.
La Corte costituzionale,
con riferimento ai precedenti decreti, aveva chiaramente detto che il
sacrificio del diritto alla salute poteva essere accettato a condizione di
rispettare il termine previsto dai precedenti decreti. Il termine viene
ulteriormente allungato, e addirittura il privato che si aggiudica la fabbrica,
potrebbe chiedere un ulteriore allungamento del termine per l’adeguamento del
piano ambientale. Questo significa rinviare troppo in là la cessazione dei
rischi per la salute.
Il secondo punto è che il
decreto non contiene nessuna indicazione all’acquirente della fabbrica per la
cosiddetta decarbonizzazione.
Cioè per il progetto
di azzeramento della sua pericolosità. Si rende ancora possibile l’utilizzo del
carbone, che è la fonte delle diossine, degli Ipa, dei Pcb che poi con le
poveri sottili dei parchi minerari portano le sostanze cancerogene nei polmoni
e in generale nella vita dei miei concittadini. E questo evidentemente va
corretto e nel decreto va indicato che il carbone non può più essere la fonte
di alimentazione di quella fabbrica. La terza questione è la totale estromissione
della Regione Puglia dai controlli sulla qualità ambientale.
Nell’attuale formulazione
del decreto addirittura sono estromesse l’Arpa e l’Ispra, quindi le strutture
regionali e nazionali di controllo dell’ambiente, sostituite da un comitato di
tre esperti che dovrebbero validare la compatibilità ambientale delle offerte
dei nuovi acquirenti. Tutto questo è assolutamente inaccettabile”.
“Poi - ha proseguito
- abbiamo chiesto che la sanità tarantina non sia soggetta alle regole
ordinarie sui divieti di assunzione e che si possano assumere persone oltre il
livello prescritto e sia possibile allo stesso modo assumere presso l’Arpa
senza i limiti previsti negli altri luoghi d’Italia e che quindi venga
considerato il caso speciale della situazione di Taranto che è ben peggiore di
quello della Terra dei Fuochi. Perché mentre nella Terra dei Fuochi
l’inquinamento è stato provocato dalla mafia ed è per ora contingentato, cioè è
quello ed è definito, qui l’inquinamento viene considerato necessario dallo Stato
che quindi consente di inquinare e di far ammalare le persone perché l’impianto
ha valore strategico per la produzione nazionale.
Quindi le deroghe che
devono essere assegnate alla Puglia e ai tarantini dal punto di vista sanitario
sono il minimo che possa essere concepito per accettare un sacrificio che di
per sé è disumano e insopportabile e che per decisioni superiori ci viene
imposto”.
“Mi auguro che il
Parlamento – ha concluso – al di là della ragion di Stato, consideri la
Costituzione come sua principale ispirazione e quindi consideri il diritto alla
salute prevalente sul diritto alla produzione e sulle esigenze della produzione
nazionale”.
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