giovedì 29 dicembre 2016

Impariamo a dire stop alla produzione e al commercio delle pellicce


Quando grandi e piccole firme espongono in vetrina o lasciano sfilare in passerella costosissime pellicce tralasciano un particolare: quei capi d’abbigliamento sono il prodotto d’infinito dolore, di litri e litri di sangue versato inutilmente ma soprattutto sono sinonimo di morte. Se nella Preistoria la pelliccia poteva avere una sua ragion d’essere, oggi il suo utilizzo da parte del genere umano non ha alcun senso se non quello di soddisfare un’immorale vanità.
Gli animali da pelliccia vengono allevati in gabbie strette e anguste adatte a far risparmiare spazio all’allevatore, ma soprattutto a impedire il movimento dell’animale che potrebbe rovinare la sua pelliccia. Il benessere dell’animale dovrebbe valutarsi in base alle 5 libertà cui gli animali hanno diritto e al rispetto delle esigenze dettate dalle caratteristiche della singola specie:
  • Libertà dalla sete, dalla fame e dalla cattiva nutrizione;
  • Libertà di avere un ambiente fisico adeguato;
  • Libertà dai danni fisici;
  • Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche normali;
  • Libertà dalla paura;
Negli allevamenti non si può certo dire che vengano rispettati i loro diritti!!
Chiusi in piccole gabbie, costretti a muoversi su superfici innaturali che spesso portano al ferimento delle zampe (reti metalliche), isolati dai loro simili, alimentati in maniera innaturale. La loro vita è molto breve (il tempo necessario perché la loro pelliccia sia utilizzabile) e poiché non sono animali destinati all’alimentazione umana, le carni non vengono sottoposte a controlli. Il che permette agli allevatori di utilizzare composti chimici e farmacologici in grado di tenere in vita gli animali anche in condizioni così assurde.
Proprio come accade nelle nostre prigioni, anche per questi esseri viventi vivere in minuscoli e degradati spazi genera episodi di violenza, automutilazione e aggressività.
 Per rendere una minima idea di quanta morte e sofferenza implichi ogni singola pelliccia vi riporto una tabella con il numero di animali necessari per confezionarne una.
Animale
Numero di pelli
Agnello droadtail
 30 – 45
Agnello Karakul
18 – 26
Bob-cat
15 – 20
Castoro
16 – 20
Cavallino
6 – 8
Cincillà
130 – 200
Coyote
12 – 16
Criceto
120 – 160
Ermellino
180 – 240
Fishe
18 – 25
Foca (cucciolo)
5 – 8
Gatto
20 – 30
Ghiottone
5 – 7
Lince
8 – 18
Lontra
10 – 20
Lupo
3 – 5
Martora
40 – 50
Moffetta
60 – 70
Nutria
25 – 35
Ocelotto
12 – 18
Opossum
30 – 45
Procione
20 – 35
Puzzola
50 – 70
Scoiattolo
120 – 200
Tasso
10 – 12
Topo muschiato
60 – 110
Visone
30 – 50
Volpe
10 – 20
Wallaby
20 – 30
Zibellino
50 – 80
Fortunatamente la vendita delle pellicce è in calo ma è in aumento quella degli inserti, ossia tutto ciò che serve ad ornare giacche, borse, parka, stivali, cappotti ecc. Questi prodotti di dimensioni ridotte rispetto ad una pelliccia da indossare comportano lo stesso spargimento di sangue: non si tratta di un capo d’abbigliamento innocente.

E non fatevi ingannare da chi le spaccia per pellicce sintetiche. La pelliccia è vera nel 90% dei casi e spesso viene colorata, rasata, intrecciata o resa più ruvida per essere spacciata per sintetica. Quando entrate nei negozi per acquistare un capo con inserti in pelliccia finta e super economica state ben attenti, perché la maggior parte delle volte questa pelliccia proviene da cani, gatti o altri malcapitati animali domestici, e viene venduta come sintetica. Questa sorte tocca a tantissimi randagi ma anche a cani o gatti di proprietà con un pelo particolare che da un giorno all’altro vengono sottratti ai propri padroni.

L’utilizzo di qualunque pelliccia è deprecabile. Bisogna smetterla di associare la pelliccia al lusso. Impariamo a collegarla a litri di sangue versato, teste mozzate e torture indicibili inferte agli animali per soddisfare le stupide voglie della mente umana.



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