A
un anno di distanza dall’Operazione Colleferro che ha portato al
sequestro di equini e bovini maltrattati nei Comuni di Colleferro,
Segni, Valmontone, Gavignano e Paliano, la vicenda non sembra trovare
fine e sono ancora molti gli animali da dare in affido. Per questo ENPA,
IHP, IRDA e LEGAMBIENTE lanciano una nuova campagna di adozione e la
raccolta fondi per far fronte alle tante spese da sostenere, come ad
esempio quelle veterinarie, di alimentazione e trasporto. Dopo
il sequestro, quando i riflettori mediatici si sono spenti, le
Associazioni sono rimaste a gestire una situazione che diventa di ora in
ora insostenibile: ci sono ancora 5 cavalli da sequestrare, 10 da
affidare e tantissime femmine che in questi mesi hanno partorito o
stanno partorendo. Anche per i cavalli già affidati il lavoro non è
terminato, considerando le visite di verifica, l’assistenza per
situazioni particolari, il procedimento giudiziario appena avviato.
Intanto i primi fondi raccolti sono esauriti, proprio mentre si profila
la necessità di affrontare nuove ingenti spese. In questo video sono
state raccolte alcune delle immagini più significative, per dare un’idea
di cosa è stato:
“Le Istituzioni, le Autorità locali e le Procure – spiegano le Associazioni
- non hanno stanziato un euro per far fronte al sequestro Colleferro,
dimostrando quello che denunciamo da tempo e cioè che, senza
l’iniziativa delle associazioni e dei cittadini, parlare di stop ai
maltrattamenti rimarrebbe solo teoria. Stiamo lavorando per cambiare
questa situazione, ma adesso è tempo di agire. Per questo lanciamo la
raccolta fondi e una nuova campagna di adozione per portare al sicuro
tutti gli animali”.
L’Operazione
Colleferro è stato il sequestro più grande di equidi mai fatto in
Italia, oltre 200 portati via dalla fame e dalla sete. Un caso
clamoroso, soprattutto perché il maltrattamento di centinaia di cavalli,
asini, muli, bardotti e bovini, protratto per lunghi anni prima del
nostro intervento, avveniva sotto gli occhi di tutti, autorità e
cittadini, ad opera di un personaggio locale che evidentemente riusciva a
incutere un tale terrore da essere intoccabile.Un’operazione così
imponente da richiedere la partecipazione congiunta della task force del
Ministero della Salute, dei NAS, del Corpo Forestale, della Polizia di
Stato, delle associazioni: anche questo non ha precedenti in Italia.Gli
interventi sono stati divisi in tre fasi, dovendo coprire un’estensione
di centinaia di ettari di terreno dove gli animali si erano ormai quasi
tutti inselvatichiti, con complicate e pericolose operazioni di raduno,
separazione, identificazione, cura, stallo provvisorio: portarle a
termine senza feriti né umani né equini è stata un’impresa, considerate
le circostanze e la mancanza di strutture adeguate.Il primo gruppo di
equidi è stato sequestrato tra gennaio e febbraio 2013, il secondo ad
aprile ed il terzo a giugno. Il lavoro sul campo è stato drammatico:
tanti animali trovati morti o agonizzanti, in terreni dove i resti
decomposti di cavalli comparivano ovunque. Quelli in più gravi
condizioni sono stati portati in clinica, dove non tutti sono
sopravvissuti. Per gli altri abbiamo dovuto provvedere a sistemare alla
meglio due vecchie strutture fatiscenti, senza recinti sicuri, senza
sorveglianza, senza neanche corrente elettrica.
Un’ultima
fase è in corso in questi giorni: giovedì 27 febbraio sono stati
sequestrati altri 3 cavalli vaganti nei terreni adiacenti al cimitero di
Colleferro. Uno di loro presenta una grave lesione ad un occhio e
probabilmente resterà cieco. Entro metà marzo procederemo alla messa in
sicurezza degli ultimi due rimasti. Tutto questo è stato possibile
grazie ad una incredibile catena di solidarietà ed al clamore mediatico
suscitato dalle immagini del sequestro. A parte alcune forniture
ricevute da ditte farmaceutiche, tutti i costi sono stati coperti dalle
associazioni grazie alle donazioni di privati cittadini: cibo, cure
veterinarie, cliniche, trasporti, personale di custodia, indennizzo al
proprietario di una delle due strutture. Senza contare gli innumerevoli
viaggi dei volontari dell’IHP e del Rifugio degli Asinelli, dalla
Toscana e dal Piemonte, e l’opera dei loro veterinari Agnese Santi e
Luca Merlone.
A
nome di tutte le associazioni è partita una diffida legale nei
confronti dei sindaci e dei dirigenti Asl dei Comuni interessati,
affinché facciano opportuna vigilanza e impediscano che il
maltrattatore, ancora a piede libero, ricominci a trafficare con gli
animali come ha già minacciato di fare.
Per chiedere in affidamento cavalli o pony sequestratioccorre mandare una mail a ihp@horseprotection.it e a tutela.animale@sanita.it.
L’Italian Horse Protection sta coordinando la raccolta fondi. Per fare una donazione, seguire le modalità indicate al link: www.horseprotection.it
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