L’Italia è un Paese
refrattario alla pianificazione degli interventi in campo energetico, con
un Governo che rischia di porsi al di fuori dall’Europa e degli
impegni assunti su scala internazionale, e continua a dare carta bianca alle
aziende petrolifere (in primis ENI e Edison), a interessi industriali ad alto
rischio ambientale, senza un disegno unitario.
Con una Lettera Aperta al
Presidente del Consiglio, ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente
e ai Governatori delle Regioni, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF chiedono
come mai il Governo italiano, violando gli impegni assunti con il
recepimento della Direttiva comunitaria Offhsore (con il Dlgs n. 145/2016), si
rifiuti ancora oggi di prevedere una programmazione delle attività di ricerca e
coltivazione di idrocarburi da sottoporre a Valutazione Ambientale Strategica,
mentre procede ad aprire Valutazione di Impatto Ambientale sulle
singole istanze per permessi di ricerca offshore, che rappresentano la
categoria più numerosa tra le procedure oggi aperte (37,5% con 6 istanze
su 16; seguono 3 per autostrade, 2 per impianti idroelettrici, 2 per reti ad
alta tensione, 2 per porti, 1 per aeroporti).
Ai governatori delle Regioni che avevano promosso il referendum dello
scorso 17 aprile, le tre associazioni chiedono in particolare
di confermare l’impegno sul tema della difesa dei mari italiani
sollecitando, con le associazioni, i comitati e la società civile, il
ripristino del Piano delle Aree come strumento di
monitoraggio e verifica della pressione ambientale sugli ecosistemi marini.
Per gli Ambientalisti il
Governo deve soprattutto dimostrare di essere coerente con gli impegni europei
e internazionali sulle scelte energetiche assunti a seguito dell’Accordo di
Parigi sui cambiamenti climatici per la de carbonizzazione dell’economia e il
progressivo abbandono delle fonti fossili.
Nella Lettera Aperta le
tre associazioni ambientaliste chiedono al Governo Gentiloni di:
1.
riparare al danno fatto dal Governo Renzi, con la raffazzonata modifica
contenuta nella Legge di Stabilità 2016 di una delle poche disposizioni
positive del decreto Sblocca Italia, che all’articolo 38, comma 1 bis
(cancellato improvvidamente per esigenze strumentali pre-referandarie)
prevedeva la redazione di “Piani dellearee”, fortemente voluti dalle
Regioni e dai Comuni, per le attività di estrazione degli idrocarburi;
2. dare finalmente
concreta attuazione a quanto previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo
n. 145/2016 di recepimento della Direttiva europea “Offshore”, che prevede sia
garantita la partecipazione pubblica tramite alle procedure di valutazione
ambientale strategica su piani e programmi, per valutare
organicamente e cumulativamente i possibili effetti sull’ambiente delle
operazioni in mare nel settore degli
idrocarburi, nell’interesse delle popolazioni e degli enti locali;
3.
discutere pubblicamente, impostare e dare concreta attuazione al più presto a
una nuova Strategia nazionale energetico/climatica richiesta dopo
l’Accordo di Parigi che punti convintamente sulle fonti rinnovabili, sul
risparmio e l’efficienza energetica, chiudendo al più presto il capitolo delle
fonti non rinnovabili più inquinanti.
Greenpeace,
Legambiente e WWF chiedono, appoggiando le analoghe richieste della rete dei
comitati No Triv, un segnale positivo dal Governo Gentiloni, un atto concreto
che dimostri che l’Italia vuole davvero essere uno dei Paesi più avanzati al
mondo.
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